07/10/10

Roberto Bolle

Nato a Casale Monferrato, 
cittadina a pochi chilometri da Alessandria e Vercelli, è entrato giovanissimo alla Scuola di Ballo del Teatro alla Scala.

Il primo a notare il suo talento è stato 
Rudolf Nureyev
, che lo ha scelto 
per interpretare il ruolo di Tadzio nell'opera "Morte a Venezia" di Benjamin Britten.

Nel 1996, appena due anni dopo il suo ingresso nel balletto scaligero, alla fine di un suo spettacolo di "Romeo e Giulietta", 
viene nominato Primo Ballerino dall'allora direttrice del Ballo Elisabetta Terabust.



Protagonista di balletti classici e contemporanei:
"La bella addormentata" coreografia di Nureyev,
"Il lago dei cigni" di Nureyev e Dowell
"La bayadère" coreografia della Makarova
"Excelsior" di Dell'Ara
"Cenerentola" e "Don Chisciotte" coreografati da Nureyev
"Giselle" (anche nella nuova versione di Sylvie Guillem)
"Le spectre de la rose"
"La sylphide"
"Manon"
"Romeo e Giulietta" (questa volta nella versione di MacMillan)
"Onegin" di Cranko
"Notre Dame de Paris" di Roland Petit
"La vedova allegra" di Hynd
"Ondine"
"Rendevous"
"Thaïs" di Frederick Ashton
"In the middle somewhat elevated" di Forsythe
"Tre preludi" di Ben Stevenson.



Si è distinto anche nei ruoli neoclassici di "Agon", "Chaikovski pas de deux", ma soprattutto in "Apollon Musagète" che gli ha permesso di ottenere una candidatura al prestigioso 
Premio Benois de la Danse.

Nel 1990 ha conseguito sia il 
Premio Danza e Danza che il Premio Positano.

Nel 1996, alla sola età di 21 anni, ha iniziato una intensa 
carriera internazionale.
Ha danzato con il Royal Ballet, il Balletto Nazionale Canadese, il Balletto di Stoccarda, il Balletto Nazionale Finlandese, la Staatsoper di Berlino, la Staatsoper di Dresden, il Teatro dell'Opera di Monaco di Baviera, il Wiesbaden Festival, l'8° e 9° Festival Internazionale di balletto a Tokyo, il Tokyo Ballet, l'Opera di Roma, il San Carlo di Napoli, il Teatro Comunale di Firenze.

Derek Deane, direttore dell'
English National Ballet crea per lui due produzioni,
"Il lago dei cigni" e "Romeo e Giulietta", entrambe rappresentate alla Royal Albert Hall di Londra.

In occasione del 10° anniversario dell'Opera del Cairo, partecipa a una spettacolare "
Aida alle piramidi di Giza" e, successivamente, all'Arena di Verona per una nuova versione di "Aida" trasmessa in Mondovisione.

Dal dicembre 1998 è 
Artista Ospite Residente del Teatro alla Scala.

Fra le sue numerose partner:

Carla Fracci, Sylvie Guillem, Alessandra Ferri, Darcey Bussell, Viviana Durante, Altinay Assilmaratova, Margaret Illmann, Susan Jaffe, Isabel Guerin, Barbora Kohoutkova, Kimberly Glasko, Lisa Pavane, Tamara Rojo, Lucia Lacarra.

Nel 1999, a Roma, gli viene assegnato il 
Premio Gino Taniper il suo contributo alla diffusione, attraverso il linguaggio del corpo e dell'anima, dei valori della danza e del movimento.

L'anno successivo (28 giugno 2000) gli viene conferito a Firenze il 
Premio Galileo 2000 con la consegna del Pentagramma d'Oro.

Nell'ottobre del 2000 inaugura la stagione del Covent Garden con "Il lago dei cigni" nella versione di A. Dowell e nel novembre viene invitato al 
Teatro Bolshoi di Mosca per celebrare il 75° anniversario di Maja Plisetskaja alla presenza del presidente Putin.

Dal 1999 è 
Ambasciatore di buona volontà per l'UNICEF.

Nel giugno del 2002, a Londra, è stato ospite all'importantissimo gala di stelle in occasione delle celebrazioni del 
50° anniversario di regno della Regina Elisabetta II






Svetlana Zakharova

Nata in Ucraina, Svetlana Zakharova ha studiato in una scuola locale, specializzandosi soprattutto nella danza di folklore, sino a sei anni. A dieci anni è entrata a far parte alla Scuola coreografica di Kiev, dove ha seguito gli insegnamenti soprattutto di Valeria Sulegina.
Nel 1995 ha partecipato alla International Young Dancers’ Competition di San Pietroburgo, e ottenuto il secondo premio danzando la Principessa Fiorina nel “passo a due” degli Uccellini Blu da La Bella addormentata di Cajkovskij, la variazione del Cajkovskij pas de deux di George Balanchine e la prima variazione da Paquita. Dopo la competizione ha continuato la sua formazione all’Accademia “Agrippina Vaganova” di San Pietroburgo. Invece di essere ammessa al secondo corso, è subito entrata al terzo: nella classe del diploma (quella diretta da Elena Evteeva, emerita ballerina del Kirov delle precedenti generazioni).

Ancora studentessa, ha interpretato l’atto del Regno delle Ombre in La bayadère, Maša in Lo schiaccianoci, la Regina delle Driadi in Don Chisciotte e La morte del cigno sul palcoscenico del Teatro Mariinskij. Nel giugno 1996 si è diplomata all’Accademia “Agrippina Vaganova” danzando il Cajkovskij pas de deux di Balanchine ed è subito entrata a far parte del Balletto del Teatro Mariinskij-Kirov.
Un anno dopo Svetlana Zakharova ha ottenuto la nomina a Principal Dancer, ovvero étoile. Il suo vasto repertorio al Kirov includeva i ruoli protagonisti in: Giselle, La Bella addormentata, Il lago dei cigni, La bayadère, Don Chisciotte, Il corsaro, Les Sylphides, Shéhérazade, La fontana di Bakhchisaraj (nella versione di Rostislav Zacharov), Romeo e Giulietta (nella versione di Leonid Lavrovskij). Tra i balletti di George Balanchine di cui è protagonista abituale: Apollon musagète (nel ruolo di Tersicore), Serenade, Cajkovskij pas de deux, Symphony in C e Jewels. Sempre al Kirov ha aggiunto al suo repertorio L’histoire de Manon di MacMillan nel ruolo del titolo.


Tra le creazioni di cui è stata protagonista: Poème de l’extase di Alexej Ratmanskij, Now and Then di John Neumeier, Young Lady and the Hooligan di Konstantin Bojarskij. Con il Balletto del Teatro Mariinskij-Kirov ha preso parte alle maggiori tournées e, dal 1999, è stata invitata come “guest artist” dalle maggiori compagnie di balletto del mondo, inclusi New York City Ballet, American Ballet Theatre, Balletto dell’Opéra di Parigi, Corpo di Ballo del Teatro alla Scala, English National Ballet e New National Theatre Ballet a Tokyo.
Dall’ottobre 2003 ha iniziato a danzare come étoile del Balletto del Bol’šoj di Mosca, dove prova i suoi ruoli con Ludmilla Semenjanka, la ballerina ‘star’ delle precedenti generazioni. Tra l’altro, al Bol’šoj ha danzato Giselle nella versione di Vladimir Vassiliev e La fille du pharaon nella ripresa coreografica di Pierre Lacotte. Zakharova ha ottenuto numerosi premi: “Agrippina Vaganova” alla International Ballet Competition di San Pietroburgo (seconda classificata) nella terza edizione del 1995; “Our Hope”, premio speciale dalla Baltica di San Pietroburgo nel 1997; “Golden Sophit” di San Pietroburgo nel 1998; “Golden Mask Award” per Serenade di Balanchine (1999); “Golden Mask Award ” per La Bella addormentata (2000); “ People of Our City”, premio speciale conferito dalla città di San Pietroburgo per i meriti nell’arte del balletto (2001); “Danza&Danza”, premio della rivista italiana omonima (2002); “Benois de la danse” per Sogno di una notte di mezza estate (2005).
Il 6 giugno 2005 è stata eletta Artista Emerita della Russia. Ha firmato con il Teatro alla Scala un contratto triennale come Prima Ballerina étoile, a partire da Il lago dei cigni che ha inaugurato la stagione 2007-2008.





05/10/10

Rudolf Khametovich Nureyev


Rudolf Khametovich Nureyev (in russo Рудольф Хаметович Нуреев, in tartaro Rudolf Xämät ulı Nuriev) (17 marzo 1938 - 6 gennaio 1993), danzatore russo, è considerato da molti critici come uno dei più grandi ballerini del XX secolo, assieme a Vaslav Nijinsky e Mikhail Baryshnikov, se non il più grande in assoluto.
Nacque su un treno nei pressi di Irkutsk, mentre sua madre si recava a Vladivostok, dove era di stanza il padre, un commissario politico di origine tartara dell'Armata Rossa. Crebbe in un villaggio nei pressi di Ufa in Baschiria.
A causa dello scompaginamento della vita culturale russa causato dalla Seconda guerra mondiale, Nureyev non fu in grado di entrare in una scuola di danza fino al 1955, quando entrò all'Accademia di Ballo Vaganova aggregato al Kirov di Leningrado. A dispetto dell'età avanzata fu immediatamente riconosciuto il suo immenso talento ma anche il suo carattere estremamente difficile. In retrospettiva, pare ovvio che i suoi problemi personali fossero dovuti principalmente al conflitto interiore legato alla sua omosessualità.

In due anni Nureyev diviene uno dei ballerini più famosi in Russia, paese nel quale esisteva una grande tradizione per la danza classica e dove i ballerini erano tenuti in alta considerazione. Ebbe il raro privilegio di poter viaggiare fuori dai confini russi, si esibì a Vienna all'International Youth Festival. Poco dopo gli fu revocato il permesso di viaggiare per motivi disciplinari e fu costretto a dei tour nelle provincie russe.

Nel 1961 la sua sorte cambiò. Il primo ballerino del Kirov, Konstantin Sergeyev, si infortunò e all'ultimo minuto a Nureyev fu permesso di rimpiazzarlo in un'esibizione a Parigi. Qui la sua prestazione esaltò il pubblico e i critici. Ma nuovamente Nureyev infranse le regole, frequentando stranieri, e gli fu detto che sarebbe stato rimpatriato. Rendendosi conto del fatto che non gli sarebbe mai più stato permesso di espatriare, il 17 giugno all'aeroporto di Parigi, Nureyev defezionò: non rivedrà più la Russia fino al 1989, quando la visitò grazie ad uno speciale invito rivoltogli da Mikhail Gorbačëv. Nonostante la distanza Nureyev rimase sempre molto legato alla madre e quando tornò, nel 1989, fu per visitarla ormai agonizzante. Lo stesso anno tornò anche nel suo teatro giovanile, il Kirov.
Nel giro di una settimana Nureyev venne scritturato dal Grand Ballet du Marquis de Cuevas ed interpretò La Belle au Bois dormant con Nina Vyroubova. Nureyev divenne immediatamente una celebrità in occidente; la defezione drammatica, le caratteristiche eccezionali, e, bisogna dirlo, la sua bellezza lo resero una star internazionale. Questo gli diede l'opportunità di decidere dove e con chi danzare.
La defezione diede inoltre a Nureyev la libertà personale che gli era stata negata in Unione Sovietica. Durante una tournee in Danimarca conobbe Erik Bruhn, un altro ballerino di dieci anni più anziano, che divenne il suo amante, il migliore amico e il protettore (principalmente dalle "follie" di Nureyev stesso) per molti anni. La relazione tra i due fu molto travagliata, data l'elevata promiscuità di rapporti affettivi che Nurayev intratteneva. Bruhn fu direttore del Balletto reale svedese dal 1967 al 1972 e direttore artistico del Balletto nazionale canadese dal 1983 fino alla morte nel 1986. Uno degli uomini con i quali Nureyev disse di avere avuto un rapporto affettivo fu la star cinematografica americana Anthony Perkins.

Nello stesso periodo Nureyev incontrò Margot Fonteyn, una delle migliori ballerine inglesi del suo tempo, con la quale iniziò una proficua collaborazione professionale e d'amicizia. Ella lo introdusse al Royal Ballet di Londra, che rimase la base di Nureyev per tutta la successiva carriera di ballerino. Insieme Nureyev e la Fonteyn trasformarono per sempre, grazie alla loro interpretazione, balletti fondamentali come il Lago dei cigni e Giselle. I due rimasero amici anche dopo il ritiro dalle scene della Fonteyn; quando lei si ammalò di cancro, Nureyev la aiutò finanziariamente e la andò a trovare costantemente nonostante i suoi numerosi impegni di lavoro.
Nureyev venne immediatamente contattato da numerosi registi e produttori e nel 1962 effettuò il debutto con la versione cinematografica di Les Sylphides. Nel 1976 interpretò il ruolo di Rodolfo Valentino in un film di Ken Russell, ma non ebbe mai il talento e la costanza per intraprendere una seria carriera di attore. Nel 1972 Robert Helpmann lo invitò ad andare in Australia per dirigere insieme a lui ed interpretare il film Don Chisciotte.
Durante gli anni '70, Nureyev partecipò a numerosi film e fece una tournè negli Stati Uniti con il revival del musical di Broadway The King and I. La sua partecipazione come ospite alla serie televisiva The Muppet Show, ai tempi in crisi, è considerata l'elemento che ha promosso la serie al successo internazionale. Nel 1982 ottenne la cittadinanza austriaca. Nel 1983 fu nominato direttore del Paris Opera Ballet; da quel momento si dedicò quindi, oltre alla danza, alla direzione dell'Opera ed alla promozione di giovani ballerini. Nonostante la progressione della malattia lavorò senza sosta fino alla fine della sua vita, mettendo in scena nuove versioni di vecchie standbys e commissionando alcuni dei più coreografici spettacoli del suo tempo.
Grazie a talento, bellezza e fascino gli vennero perdonate molte cose, ma nemmeno la fama riuscì a migliorare il suo temperamento. Nureyev era notoriamente impulsivo e aveva poca tolleranza verso le regole, le limitazioni e l'ordine gerarchico. Alcuni vedevano in questo atteggiamento mancanza di fiducia e maleducazione nei confronti delle persone con le quali Nureyev lavorava. Nureyev frequentò Jacqueline Kennedy Onassis, Mick Jagger e Andy Warhol, e si fece la reputazione di intollerante nei confronti delle persone comuni; nonostante ciò mantenne vecchie amicizie dentro e fuori il mondo della danza classica per decenni, comportandosi come un fedele e generoso amico. I suoi interessi erano ampi e amava discutere di tutte le tematiche, mostrando una incredibile ricchezza di conoscenze in molti campi.
Con il compimento dei 40 anni alla fine degli anni '70, iniziò l'inevitabile declino della straordinaria potenza fisica di Nureyev. Egli tuttavia continuò per molto tempo ancora ad interpretare ruoli da protagonista nei grandi balletti classici, causando in particolare dalla seconda metà degli anni '80 la disapprovazione di molti dei suoi ammiratori.




Nureyev fu molto influente nell'ambito della danza classica: da un lato egli accentuò l'importanza dei ruoli maschili, che a partire dalle sue produzioni vennero sviluppati con molta maggiore cura per la coreografia che nelle produzioni precedenti; dall'altro grazie a lui venne abbattuto il confine tra balletto classico e danza moderna. Nureyev infatti danzò entrambi gli stili, pur essendo stato formato come ballerino classico, cosa che oggi è assolutamente normale per un ballerino, ma nella quale Nureyev fu precursore e che gli causò molte critiche ai tempi.
Quando l'AIDS fece la sua comparsa in Francia e nel mondo intorno al 1982, Nureyev vi prestò poca attenzione, come del resto fecero molti uomini omosessuali francesi. Nureyev contrasse l'HIV probabilmente proprio intorno a quegli anni. Per un po' di tempo egli semplicemente negò che ci fosse qualcosa di strano riguardo alla sua salute, e quando nel 1990 si ammalò senza ombra di dubbio, finse di avere diverse altre malattie, rifiutando qualsiasi trattamento fosse disponibile ai tempi. Alla fine, comunque, dovette affrontare il fatto che stava morendo.
Riconquistò l'ammirazione di molti dei suoi detrattori grazie al coraggio con il quale affrontò questi momenti. La perdita della prestanza e della bellezza fisica colpirono molto Nureyev, che tuttavia continò a lottare e ad apparire pubblicamente. Alla sua ultima uscita pubblica, per la produzione del 1992 di The Bayadère a Palais Garnier, Nureyev fu accolto da una emozionante standing ovation del pubblico. Il Ministro della Cultura Francese, Jack Lang, gli conferì la più alta onorificenza culturale francese, il Chevalier de l'Ordre des Artes et Lettres. Morì a Parigi, alcuni mesi dopo, all'età di 54 anni.



Alessandra Ferri


Nasce a Milano, dove inizia a studiare alla Scuola di Ballo del Teatro alla Scala. All’età di 15 anni, grazie ad una borsa di studio del "British Council", per la prima volta assegnata ad una ballerina, si trasferisce a Londra, per continuare la propria formazione alla Royal Ballet School. Nel 1980 entra a far parte della compagnia del Royal Ballet dopo aver vinto il prestigioso "Prix de Lausanne", concorso internazionale per studenti di danza. 

Il 1983 è l'anno della sua affermazione: a soli 19 anni viene promossa Principal Dancer. Sir Kenneth MacMillan la sceglie come protagonista dei suoi lavori, Romeo e Giulietta, L'histoire de Manon, Mayerling, e crea per lei A Different Drummer, Valley of Shadows. Riceve il "Sir Lawrence Olivier Award", il più importante premio in Gran Bretagna, e viene nominata Ballerina dell'anno dalla rivista Dance and Dancers e dal New York Times.


Nel 1985, su invito di Mikhail Baryshnikov, si trasferisce all'American Ballet Theatre di New York e con questa compagnia va in tournée in tutto il mondo.
Nel 1986 porta Giselle sul grande schermo, insieme a Mikhail Baryshnikov.
Con l'ABT balla i ruoli principali di Romeo e Giulietta, Giselle, Manon, Don Chisciotte, La Bayadere, Lo Schiaccianoci, La Sonnambula, La Sylphide, Il Lago dei Cigni, Les Sylphides, Fall River Legend, Other Dances.





Dal 1990 in poi la sua attività principale diviene quella di artista ospite internazionale. Balla come étoile ospite nelle compagnie o nei Teatri d'Opera di Londra, New York, Toronto, Marsiglia, Buenos Aires, Sydney, Berlino, Amsterdam, Parigi, Mosca, Tokyo, Nagoya, Osaka, Atene, Cuba, Nancy, Losanna, Seoul, Monaco, Milano, Firenze, Roma, Napoli, Palermo.

Nel 1992 è invitata a ballare Carmen, di Roland Petit. come étoile ospite dall'esclusiva compagnia dell'Opera di Parigi, diventando così la prima italiana e una delle pochissime star internazionali di questo secolo ad aver avuto questo riconoscimento. Roland Petit, le affida altri balletti tra cui Coppelia, Le jeune homme e la mort, Le diable amoreux, La chambre. Interpreta un film televisivo di danza, La luna incantata, di Vittorio Nevano e Paola Calvetti, che vince il primo premio al Festival di Cannes nella categoria "Opere musicali e immagini".

Nel 1993 è protagonista a Parigi de L'Ombre, balletto romantico del diciannovesimo secolo ed è quindi per la prima volta La bisbetica domata.

Nel 1994 è Tatiana in Onegin di John Cranko, quest'ultimo ruolo verrà poi riproposto a Buenos Aires, all'Opera di Roma e al San Carlo di Napoli.



Nel mese di maggio del 1995 balla Giulietta in una serata che le viene dedicata al Metropolitan Opera House per i suoi dieci anni a New York.

Nel frattempo si sviluppa uno stretto legame con il Teatro alla Scala con il quale balla La Bayadere, Manon, Onegin, Giulietta e Romeo, La Bella Addormentata e Il bacio della fata.

Alessandra Ferri è legata fino al 2000 al Teatro alla Scala, dove è prima ballerina assoluta della compagnia di balletto. È stata nominata più volte ballerina dell'anno nelle più importanti nazioni





9) Adage

L'adage che tradotto in italiano significa "adagio-lento" comprende un insieme di esercizi combinati tra loro.L'esercitazione continua servirà a rinforzare i muscoli e ad acquistare stabilità.La stabilità nell'esecuzione è di basilare importanza nella ballerina:con la stabilità del corpo si ottiene la padronanza e si è capaci di fare quello che si vuole a livello tecnico, ma questo si acquisisce solo con gli anni di studio.La stabilità si deve sentire già nell'esecuzione alla sbarra durante gli esercizi, il corpo deve stare dritto sulla gamba di sostegno.Durante l'esecuzione si ci deve concentrare nella ricerca dell'interiore della forma espressiva che è parte integrante della ballerina.I port de bras nell'adage sono il primo approccio per iniziare a sentire le sensazioni e le emozioni che la danza può dare.








03/10/10

Rudolf Nureyev. ♥

Era l’odore della mia pelle che cambiava, era prepararsi prima della lezione, era fuggire da
scuola e dopo aver lavorato nei campi con mio padre perché eravamo dieci fratelli, fare quei
due chilometri a piedi per raggiungere la scuola di danza. Non avrei mai fatto il ballerino, non potevo permettermi questo sogno, ma ero lì, con le mie scarpe consunte ai piedi, con il mio corpo che si apriva alla musica, con il respiro che mi rendeva sopra le nuvole. Era il senso che davo al mio essere, era stare lì e rendere i miei muscoli parole e poesia, era il vento tra le mie braccia, erano gli altri ragazzi come me che erano lì e forse non avrebbero fatto i ballerini, ma ci scambiavamo il sudore, i silenzi, a fatica. Per tredici anni ho studiato e lavorato, niente audizioni, niente, perché servivano le mie braccia per lavorare nei campi. Ma a me non interessava: io imparavo a danzare e danzavo perché mi era impossibile non farlo, mi era impossibile pensare di essere altrove, di non sentire la terra che si trasformava sotto le mie piante dei piedi, impossibile non perdermi nella musica, impossibile non usare i miei occhi per guardare allo specchio, per provare passi nuovi. Ogni giorno mi alzavo con il pensiero del momento in cui avrei messo i piedi dentro le scarpette e facevo tutto pregustando quel momento. E quando ero lì, con l’odore di canfora, legno, calzamaglie, ero un’aquila sul tetto del mondo, ero il poeta tra i poeti, ero ovunque ed ero ogni cosa. Ricordo una ballerina Elèna Vadislowa, famiglia ricca, ben curata, bellissima. Desiderava ballare quanto me, ma più tardi capii che non era così. Lei ballava per tutte le audizioni, per lo spettacolo di fine coso, per gli insegnanti che la guardavano, per rendere omaggio alla sua bellezza. Si preparò due anni per il concorso Djenko. Le aspettative erano tutte su di lei. Due anni in cui sacrificò parte della sua vita. Non vinse il concorso. Smise di ballare, per sempre. Non resse la sconfitta. Era questa la differenza tra me e lei. Io danzavo perché era il mio credo, il mio bisogno, le mie parole che non dicevo, la mia fatica, la mia povertà, il mio pianto. Io ballavo perché solo lì il mio essere abbatteva i limiti della mia condizione sociale, della mia timidezza, della mia vergogna. Io ballavo ed ero con l’universo tra le mani, e mentre ero a scuola, studiavo, aravo i campi alle sei del mattino, la mia mente sopportava perché era ubriaca del mio corpo che catturava l’aria. Ero povero, e sfilavano davanti a me ragazzi che si esibivano per concorsi, avevano abiti nuovi, facevano viaggi. Non ne soffrivo, la mia sofferenza sarebbe stata impedirmi di entrare nella sala e sentire il mio sudore uscire dai pori del viso. La mia sofferenza sarebbe stata non esserci, non essere lì, circondato da quella poesia che solo la sublimazione dell’arte può dare. Ero pittore, poeta, scultore. Il primo ballerino dello spettacolo di fine anno si fece male. Ero l’unico a sapere ogni mossa perché succhiavo, in silenzio ogni passo. Mi fecero indossare i suoi vestiti, nuovi, brillanti e mi dettero dopo tredici anni, la responsabilità di dimostrare. Nulla fu diverso in quegli attimi che danzai sul palco, ero come nella sala con i miei vestiti smessi. Ero e mi esibivo, ma era danzare che a me importava. Gli applausi mi raggiunsero lontani. Dietro le quinte, l’unica cosa che volevo era togliermi quella calzamaglia scomodissima, ma mi raggiunsero i complimenti di tutti e dovetti aspettare. Il mio sonno non fu diverso da quello delle altre notti. Avevo danzato e chi mi stava guardando era solo una nube lontana all’orizzonte. Da quel momento la mia vita cambiò, ma non la mia passione ed il mio bisogno di danzare. Continuavo ad aiutare mio padre nei campi anche se il mio nome era sulla bocca di tutti. Divenni uno degli astri più luminosi della danza. Ora so che dovrò morire, perché questa malattia non perdona, ed il mio corpo è intrappolato su una carrozzina, il sangue non circola, perdo di peso. Ma l’unica cosa che mi accompagna è la mia danza, la mia libertà di essere. Sono qui, ma io danzo con la mente, volo oltre le mie parole ed il mio dolore. Io danzo il mio essere, con la ricchezza che so di avere e che mi seguirà ovunque: quella di aver dato a me stesso la possibilità di esistere al di sopra della fatica e di aver imparato che se si prova stanchezza e fatica ballando, e se ci si siede per lo sforzo, se compatiamo i nostri piedi sanguinanti, se rincorriamo solo la meta e non comprendiamo il pieno ed unico piacere di muoverci, non comprendiamo la profonda essenza della vita, dove il significato è nel suo divenire e non nell’apparire. Ogni uomo dovrebbe danzare, per tutta la vita. Non essere ballerino, ma danzare. Chi non conoscerà mai il piacere di entrare in una sala con delle sbarre di legno e degli specchi, chi smette perché non ottiene risultati, chi ha sempre bisogno di stimoli per amare o vivere, non è entrato nella profondità della vita, ed abbandonerà ogni qualvolta la vita non gli regalerà ciò che lui desidera. È la legge dell’amore: si ama perché si sente il bisogno di farlo, non per ottenere qualcosa od essere ricambiati, altrimenti si è destinati all’infelicità. Io sto morendo, e ringrazio Dio per avermi dato un corpo per danzare cosicché io non sprecassi neanche un attimo del meraviglioso dono della vita.